Skip to main content

Studio dell’Università di Trieste sull'impatto della coprogettazione di Si Fa Rete

 |  chef  |  Notizie

Lo studio qualitativo sull'esperienza di Si Fa Rete, svolto nei mesi scorsi dal DEAMS, dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche “Bruno de Finetti” dell’Università di Trieste (ringraziamo la professoressa Barbara Campisi e il dottor Giulio Vidotto Fonda, oltre alla dottoressa Federica Fusillo, che hanno lavorato su questo percorso) ha fornito una profonda analisi dei vissuti dei partecipanti. Tuttavia, il suo valore e limite risiedono nella valorizzazione delle esperienze soggettive, mancando di una valutazione oggettiva dell'impatto complessivo del progetto.

L'analisi mette in luce che Si Fa Rete ha principalmente avuto un impatto positivo sulle dimensioni politico-strategica e sociale. Le partnership hanno permesso una maggiore conoscenza reciproca, la condivisione di metodi e lo sviluppo di nuove relazioni tra servizi, Enti del Terzo Settore (ETS) e territorio.

Tuttavia, emerge che la dimensione culturale e quella economica suscitano alcune preoccupazioni. Mentre la creazione di valore culturale è considerata un potenziale futuro, la dimensione economica, legata alla sostenibilità del progetto, genera timori in prospettiva.

Questi risultati coincidono con altre indagini, come quella di Euricse, che evidenzia la forza di Si Fa Rete nella conoscenza reciproca e nell'aumento del capitale sociale, soprattutto nelle dimensioni sociale e politico-strategica.

Il progetto, secondo i partner, è principalmente servito a sperimentare nuove modalità di interazione e a condividere metodi e strumenti. La dimensione economica è vista come una minaccia, soprattutto a causa delle pressioni sui costi e delle sfide procedurali.

Per il futuro, la sfida è bilanciare il consolidamento e la diffusione degli interventi per aumentare l'impatto culturale e di beneficio per i cittadini. Allo stesso tempo, è cruciale individuare un punto di equilibrio che renda sostenibile e efficiente la partecipazione dei partner e consenta ai servizi generati di stabilizzarsi.

L'analisi si conclude confrontando le rappresentazioni dei partner con quelle della Direzione Regionale, offrendo uno sguardo alla complessità dell'esperienza di co-progettazione e alle sfide affrontate dai diversi attori coinvolti.

L'analisi dei limiti di Si Fa Rete evidenzia diverse sfide affrontate dai partner. La durata limitata del progetto è stata percepita come un ostacolo, con i tempi spesso dettati dagli esterni ritmi di finanziamenti e rendicontazioni ministeriali. La Regione sottolinea che, nonostante ciò, Si Fa Rete abbia ottenuto una proroga grazie alla qualità del progetto.

La mancanza di programmazione condivisa degli obiettivi iniziali è stata gestita dalla Direzione Regionale, che ha programmato direttamente gli obiettivi in coerenza con le linee strategiche dei servizi e le priorità del PNRR, lasciando alla co-progettazione con il Terzo Settore la definizione degli strumenti e degli interventi. Sulle tempistiche della co-progettazione, si è notato che molto tempo è stato impiegato per la conoscenza reciproca, comprimendo l'effettiva co-progettazione. Questo ha portato a una rapida chiusura del progetto esecutivo allo scadere dei termini utili alla richiesta di finanziamento ministeriale.

Gli oneri amministrativi sono stati riconosciuti come un problema rilevante, diventando un deterrente per le realtà più piccole. La Regione suggerisce un rafforzamento delle associazioni sul fronte amministrativo e li incoraggia a lavorare cooperativamente per affrontare queste sfide.

L'ente regionale riflette anche sul nuovo rapporto pubblico-Terzo Settore delineato grazie alle attività di co-progettazione. Si sottolinea la necessità di un equilibrio organizzativo e procedurale per superare le diversità culturali tra il servizio pubblico e il Terzo Settore. Si evidenzia che la Regione si pone in parte come pari rispetto agli Enti del Terzo Settore, ma in determinati momenti è chiamata a rispondere amministrativamente, creando attrito. Si sottolinea la necessità che il volontariato si adatti organizzativamente per lavorare su fondi pubblici.

Il processo di co-progettazione evidenzia tensioni e incomprensioni dovute a attese reciproche irrealistiche. Il potenziale ruolo culturale della co-progettazione è riconosciuto come un'occasione per superare l'approccio basato sulle gare d'appalto, ma richiede una gestione intensa delle relazioni e degli equilibri tra i soggetti coinvolti.